L’incantevole vista mozzafiato dal “Picco di Vallandro”
Ho lasciato trascorrere troppi mesi dalla scorsa estate, prima di raccontare una delle esperienze più belle vissute in montagna …forse a volte è un desiderio inconscio, quello di volere tenere per sé certe sensazioni, vissute al massimo, forse per assaporare quell’incantesimo più a lungo, lasciandolo integro, in un angolo riservato e con addosso i colori ed i profumi delle grandi vette. Dopo aver visto il film e letto il libro “Otto montagne” mi è assalita quella nostalgia, in grado di rispolverare “attimi di vita” carichi di adrenalina. Agosto 2022, era una giornata limpida, dove un sole cangiante, confinato dentro un cielo azzurrissimo, faceva ben sperare che il tempo si sarebbe mantenuto buono per le successive ore. Destinazione: Picco di Vallandro, una montagna delle Dolomiti di Braies. Siamo partiti dal parcheggio Prato Piazza, situato in un maestoso scenario dipinto di prati verdi e vette a disegnare una cornice dalla quale si dipanavano svariati sentieri. Arrivammo al rifugio insieme ad altri escursionisti, poi le voci iniziarono ad assottigliarsi e le ombre dei passanti, trasversali rispetto a quei raggi simili a dei abbaglianti, si dispersero prendendo altri itinerari. Ci ritrovammo da soli a salire, la parete erbosa, apparve ai nostri occhi, ripida sin da subito…ed il mormorio con il passare dei minuti, si trasformò in un silenzio denso di echi lontani e di fruscii traghettati dal vento. Il fiato si fece sempre più corto, gli agglomerati sempre più radi, distanti e la cima, più ripida. Dai 1993 MT di altitudine, avremmo dovuto raggiungere i 2.839 e questo pensiero disturbava minimamente la mente, ossigenata dal quell’aria frizzante. Il panorama diventava un quadro più completo e rifinito, man mano si saliva lungo stradine cucite su misura, sopra agli appezzamenti brillanti di verde e croste di roccia, erose e modellate dalle stagioni. Come una classidra, il tempo scorreva, lo sguardo rivolto spesso alle spalle, per ammirare da lassù quegli scorci, dove avevamo lasciato gli ultimi alberi. E cercavo verso il cielo, sbirciando un varco che avrebbe schiuso una porta verso il crinale…che ancora però non riuscivo a scorgere. Rallentare il passo, scortare il corpo di acqua e barrette, sistemare lo zaino per ripartire sognando la stravaganza del paesaggio che ci avrebbe accolto. Questo contava. Ogni tanto incrociavamo qualche famiglia solitaria di cavalli, sembrando gli unici abitanti della valle. Poi il tintinnio di campane, attirò gli sguardi verso il pascolo, alcune mucche, allo stato brado, passeggiavano tranquille, osservandoci con la coda dell’occhio. Attraversammo in punta di piedi la mulattiera adiacente ad una fontana, lo scrosciare dell’acqua nascondeva ogni rumore, enfatizzando quel mondo così bello, costruito a pennello da una natura incontaminata, come se una matita ne avesse tracciato il perimetro. Passarono due ore senza accorgercene, piccole nuvolette di tanto in tanto sporcavano l’arazzo celeste sopra le nostre teste, correndo ad una velocità galoppante..E mano a mano che ci allontanavamo, quello che avevamo lasciato, somigliava sempre di più ad una miniatura. Mentre le sommità, affilate, ruvide, grigiastre delle Dolomiti, simili a stalattiti di ghiaccio capovolte, si mostravano più vicine e nitide ai miei occhi, affamati di novità, pronti a rubare tante più sfumature possibili. Iniziava ora il tratto più disagevole, la salita, un tappeto di piccoli sassi bianchi, simile ad una frana di neve polverosa, su cui arrampicarsi, dosando le ultime energie rimaste nelle vene. Un misto tra stanchezza e sfida muoveva le gambe nella giusta direzione, mentre il viso, iniziava ad arrossire. Dopo kilometri da eremita, incrociammo finalmente altri camminatori, con i quali scambiammo consigli e sensazioni, la bellezza della montagna è anche questo..Ultimi kilometri estenuanti, a velocità rallenta e taglio del traguardo con il cuore in subbuglio, attraversando un breve tratto esposto, ma attrezzato di catene metalliche. Raggiungiamo la vetta del Picco di Vallandro ad un’altitudine di 2.839 m… Mancavano le parole, non solo per la stanchezza, le gambe tremavano, ma soprattutto per la cartolina che avevo intorno. Una moltitudine di catene montuose, impetuose, aculeate, come fossero grandi pini cresciuti l’uno sull’altro, su uno sfondo di mare ed una manto smeraldo alla base. Si potevano scorgere le Dolomiti di Sesto, il Gruppo del Cristallo, le Tre Cime di Lavaredo, il Gruppo della Croda Rossa. Guardare in basso tra le gole, è qualcosa di unico, paura di cadere, o voglia di volare, chi lo sa? Sicuramente, l’ascesa, ha lasciato in me, la volontà di proseguire il mio cammino, alla scoperta di altre montagne.
Daniela Pacelli
Un viaggio nei sentimenti con Daniela Pacelli Chi mi vede mi definisce “Solare”, perché la foschia lieve della malinconia la vede solo chi si ferma un po’ a viverti. Mi chiamo Daniela Pacelli e vivo a Terni, nella bellissima Umbria dal cuore verde. La mia prima passione è stata la scrittura, con il tempo poi mi sono avvicinata sempre di più alla fotografia, imparando a comunicare attraverso un'immagine che potesse raccontare uno stato d'animo, comprendendo che il silenzio spesso vale più di mille parole. Adoro dedicare parte del mio tempo libero alla scoperta di scorci e panorami particolari da immortalare in una foto, per regalarmi e regalare emozioni. Farle arrivare non è sempre facile, ma quando avviene, è il complimento più bello che si possa ricevere. Ho iniziato a gestire la pagina ckickfor_terni a novembre 2019 con l'intento di fare conoscere il territorio ternano in tutti i suoi angoli, borghi, vedute, anche da prospettive non usuali, perché l'obiettivo di chi fotografa, credo sia anche quello di invogliare chi guarda, ad entrare nella scena, a voler essere in quel luogo in quell'istante, o in un futuro qualsiasi. Quindi... "Ovunque tu vada, vacci sempre con tutto il tuo cuore" - A journey into feelings with Daniela Pacelli. Who sees me defines me as "Solar", because the mild haze of melancholy only sees who stops a little to live you. My name is Daniela Pacelli and I live in Terni, in the beautiful green heart of Umbria. My first passion was writing, then I got closer and closer to photography, learning to communicate through an image that could tell a state of mind, understanding that silence is often worth a thousand words. I love to dedicate part of my free time to the discovery of particular views and panoramas to immortalize in a photo, to give me and give me emotions. Getting them isn't always easy, but when it happens, it's the most beautiful compliment you can receive. I started managing the page ckickfor_terni in November 2019 with the intention of making known the territory of Terni in all its corners, villages, views, even from unusual perspectives, because the goal of the photographer, I think is also to entice those who look, to enter the scene, to want to be in that place at that moment, or in any future. So... "Wherever you go, always go with all your heart"