Resilienza
Ore 3.00: Ho mangiato troppo ieri sera e sento un certo stato di pesantezza. Mi sveglio come se stessi uscendo lentamente dal torpore, ritornando pian piano alla realtà e intanto fuori regna non soltanto il silenzio, ma anche il buio. Sto lavorando questi giorni, ma ho modificato il bioritmo e sto imparando a dare la giusta importanza ad eventi e persone. Stiamo vivendo con il terrore ma forse anche con maggiore coscienza, attenzione e concentrazione, anche se avverto la stanchezza impossessarsi ogni giorno della mia testa: per questo ho deciso di guardare il meno possibile telegiornali e di non leggere tutte le notizie che passano sotto i nostri occhi, alcune sono fake, altre presupposizioni, altre hanno un effetto terroristico ed io ho deciso di mantenere vivo quell’equilibrio che mi permetterà di andare avanti anche domani. Non sono giorni facili, sappiamo la pericolosità di ciò che sta inghiottendo la nostra esistenza, come uno tsunami che attraversa le città impadronendosi delle nostre vite, senza guardare in faccia nessuno. La mia psiche si rifiuta di sentire numeri, seppure i numeri sono il mio lavoro. Ogni giorno una serie di protocolli da seguire alla lettera e credo siamo ormai entrati in un circolo predominato dalla “psicosi”, esco di casa lasciando tutto pulito ed ordinato, vado in ufficio, amuchina, guanti ed infilo la mascherina che mi accompagnerà fino a tardo pomeriggio, distanza tra colleghi, autocertificazione compilata, e si ricomincia. Mi intristisco, arrivano richieste su richieste con la dicitura “urgente” da parte di ospedali o istituti bisognosi di strutture su cui potersi appoggiare ed il cuore si stringe pensando a tutti coloro che stanno lottando tra la vita e la morte in un letto di ospedale, senza poter nemmeno vedere i propri cari. Ed allora sale la voglia di accelerare i tempi per poter aiutare nel mio piccolo chi in questo frangente ha bisogno degli altri. Mi metto a disposizione e spingo sull’acceleratore: arrivano messaggi, allerte, notizie raccapriccianti, ma la testa si rifiuta di lasciarsi imprigionare dalla paura, no preferisco non leggere. Non c’è tempo nemmeno per fermarsi, per bere, la mascherina funge da barriera a qualsiasi ostacolo ed ormai se la tolgo, è come se mi sentissi nuda di qualcosa. Le mie pause ormai sono tardive: ore 14, lavaggio delle mani, amuchina, mangio al volo e poco e via, lavaggio, amuchina ed indosso nuovamente gli ornamenti da combattimento, mascherina e guanti, sempre attenta di toccare il minimo indispensabile le superfici. È tardo pomeriggio quando mi accorgo che il sole sta calando, il cielo arrossisce…questi giorni i tramonti sono fantastici, alzo lo sguardo alla finestra e mi incanto ad ammirare il carminio che avvolge l’atmosfera di sfumature quasi magiche, chissà…la natura vuole mandarci un messaggio di speranza e questa speranza me la conservo nel cuore. Nel rientro a casa incrocio pochissime auto, i fari illuminano una città dormiente, ogni tanto qualche passante, leggo negli sguardi pietrificati la paura intrisa alla voglia di tornare alla normalità. Arrivo a casa, tolgo le scarpe sull’uscio, tolgo i presidi e via di corsa a lavare scrupolosamente le mani, spogliandomi poi a metà strada, una doccia calda ed il pensiero corre alla cena: sono stanca ma anche famelica, per questo cerco di coccolare i miei desideri ingerendo con passione tutto quello che il mio corpo esige. E via, sistemazione della cucina, qualche istante ancora tra messaggi e passaggi su Instagram ed i miei occhi che stanno per abbandonarmi…dicono che bisogna attendere e l’attesa si veste sempre di paura e di mille dubbi, è un po’ come stare alla stazione ferroviaria, quando al microfono la voce registrata annuncia “treno cancellato” e rimani lì, ad attendere il prossimo … È ancora relativamente presto e forse la digestione non ha fatto il proprio corso, ma è tardi per continuare a pensare….mi addormento sapendo già che presto mi risveglierò da questo esilio
Daniela Pacelli
Un viaggio nei sentimenti con Daniela Pacelli Chi mi vede mi definisce “Solare”, perché la foschia lieve della malinconia la vede solo chi si ferma un po’ a viverti. Mi chiamo Daniela Pacelli e vivo a Terni, nella bellissima Umbria dal cuore verde. La mia prima passione è stata la scrittura, con il tempo poi mi sono avvicinata sempre di più alla fotografia, imparando a comunicare attraverso un'immagine che potesse raccontare uno stato d'animo, comprendendo che il silenzio spesso vale più di mille parole. Adoro dedicare parte del mio tempo libero alla scoperta di scorci e panorami particolari da immortalare in una foto, per regalarmi e regalare emozioni. Farle arrivare non è sempre facile, ma quando avviene, è il complimento più bello che si possa ricevere. Ho iniziato a gestire la pagina ckickfor_terni a novembre 2019 con l'intento di fare conoscere il territorio ternano in tutti i suoi angoli, borghi, vedute, anche da prospettive non usuali, perché l'obiettivo di chi fotografa, credo sia anche quello di invogliare chi guarda, ad entrare nella scena, a voler essere in quel luogo in quell'istante, o in un futuro qualsiasi. Quindi... "Ovunque tu vada, vacci sempre con tutto il tuo cuore" - A journey into feelings with Daniela Pacelli. Who sees me defines me as "Solar", because the mild haze of melancholy only sees who stops a little to live you. My name is Daniela Pacelli and I live in Terni, in the beautiful green heart of Umbria. My first passion was writing, then I got closer and closer to photography, learning to communicate through an image that could tell a state of mind, understanding that silence is often worth a thousand words. I love to dedicate part of my free time to the discovery of particular views and panoramas to immortalize in a photo, to give me and give me emotions. Getting them isn't always easy, but when it happens, it's the most beautiful compliment you can receive. I started managing the page ckickfor_terni in November 2019 with the intention of making known the territory of Terni in all its corners, villages, views, even from unusual perspectives, because the goal of the photographer, I think is also to entice those who look, to enter the scene, to want to be in that place at that moment, or in any future. So... "Wherever you go, always go with all your heart"